Ho conosciuto le volontarie della Casa delle donne di Ivrea per puro caso, in un momento in cui stavo raccogliendo da mesi i racconti estenuanti delle mie allieve, che si presentavano a scuola molto tristi e con esperienze piuttosto difficile, sia da raccontare che da ascoltare, e non riesco neanche ad immaginare da vivere..
Ho quindi cercato aiuto ovunque, ma dopo una banalissima mail mi ha risposto Letizia, presidente dell’associazione, che prontamente mi ha chiesto in cosa potesse esserci utile.
Così, ad anno scolastico ormai inoltrato, siamo riuscite velocemente a strutturare 5 interventi di due ore l’uno su 5 classi campione.
L’esperienza di per sé è stata intensa, emozionante e dolorosa insieme: hanno lavorato principalmente sull’uso delle parole, proponendo poi ai ragazzi di ragionare, prima singolarmente e poi in gruppo su quello che più li aveva colpiti.
Sono usciti lavori bellissimi, che però in quelle due ore non tutti sono riusciti a terminare.
Da qui ho pensato, perché nel frattempo stavo lavorando all’organizzazione dell’evento finale di scuola, che sarebbe stato giusto cambiare totalmente tema, lasciando ai ragazzi, tutti quelli che potevano avere voglia di dare un qualsiasi contributo, lo spazio necessario per esprimersi sul tema che maggiormente mi sembrava fosse da loro sentito: LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE.
E’ così, dopo un rapido passaggio in tutte le classi, ho detto che chi voleva poteva darci una mano, nel modo desiderato, seguendo e magari scoprendo i loro talenti.
Qualcuno ha dipinto, qualcuno ha scritto, qualcuno ha disegnato: e sono nati cartelloni magnifici; qualcuno ha proposto di cantare, per la prima volta nella sua vita davanti ad un pubblico; qualcuno ha fisicamente costruito e dipinto la nostra panchina rossa, tornando a casa pieno di vernice; qualcuno ha colorato 40 paia di scarpe rotte raccattate da chiunque; qualcuno ha scritto dei testi, ragionando spesso sulle proprie esperienze personali; qualcuno ha immaginato e realizzato brevi scenette dialogiche, entrando nel personaggio; qualcuno si è occupato della musica, improvvisandosi capace di utilizzare un mixer, gentilmente prestato; qualcuno ha pensato alle principali emozioni che potessero rappresentare l’amore, nel bene e nel male, e così hanno inventato trucchi ed acconciature per rappresentarli.
Insomma, ho passato gli intervalli degli ultimi 3 mesi a rispondere a coloro che mi chiedevano se fosse tutto a posto e se poteva ancora dare una mano.
Poi ho immaginato di poter lasciare traccia di tutto questo lavoro su un muro bianco, e subito a verniciarlo, per poi essere riempito di parole: si sono svuotate le classi in quei momenti, approfittando del poco cielo azzurro che la stagione ci ha offerto.
Ci sono state tante lacrime, ma forse insieme siamo stati capaci di sopportare tutto questo dolore; ci sono state emozioni forti; ma sempre condivise; ed alla fine ci sono stati tanti sorrisi e soddisfazione: perché i miei ragazzi sono riusciti a fare il miracolo.
Non so se tutto questo potrà essere utili, o se verrà presto dimenticato, ma piace pensare, però, che ne sia assolutamente valsa la pena…
E tutto perché qualcuno ha risposto con massima disponibilità ad una mail disperata, e perché qualcuno ha strutturato degli interventi al volo, e perché qualcuno ha investito il suo tempo, e tutto perché qualcuno ci ha sostenuto sempre, passo dopo passo: e tutto perché qualcuno ci ha creduto ancor prima che lo facessi io!
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