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Evento "Sorgenti di Solidarietà"

Evento organizzato insieme dal Comitato Ivrea per la Palestina in collaborazione con Casa delle Donne ed altre associazioni come parte della campagna “Ivrea di Pace: un poster con Beit Ummar”.

Il mercatino con tanti oggetti fatti a mano per la raccolta fondi per il villaggio di Beit Ummar era lì in evidenza mentre si succedevano sul palco eventi diversi tra loro destinati a grandi e piccini .

Interessantissima la presentazione del libro di Diego Siracusa e il successivo dibattito.

Molto apprezzate le favole per grandi e piccini scritte da Ottavia, Alda, Veronica e Letizia, sui valori della solidarietà, sul rifiuto della arroganza e prepotenza, sull’empatia verso l'altro e del diverso da noi.. un grazie speciale ai lettori Daniela Letizia e Paolo e ai giovani musicisti e cantanti del liceo Botta che hanno accompagnato le letture Jeanne Casiraghi,Giorgio Armando Keidenz Vessoso e il professore Armando Minutola del Liceo Botta

A seguire musiche e canti per la pace con tanti giovani musicisti, un significativo flashmob realizzato dai bambini della Comunità mussulmana di Ivrea...ed ancora racconti letti da ragazzi e ragazze per conoscere ciò che sta accadendo in Palestina.

Ringraziamo tutti/tutte le persone, giovani e meno giovani, che hanno dedicato il loro tempo e donato oggetti fatti a mano.. perché si realizzasse l'iniziativa!

È stato un modo speciale di festeggiare il Natale, sentendoci realmente immersi nello spirito di calore, solidarietà e di sentire comune. Unirci nelle sofferenze delle palestinesi e dei palestinesi è stato l'unico modo di colorare significativamente queste feste.

Abbiamo concluso la giornata sapendo di aver fatto tutto quello che potevamo per trasmettere speranza e fiducia nel futuro.

Concludiamo il nostro articolo con questa lettera che abbiamo letto alla fine della giornata trascorsa allo ZAC e che raccoglie le parole di una madre palestinese che ha messo per iscritto il dolore e la nostalgia per il figlio, condannato a 9 anni di prigione dal tribunale israeliano.

E’ una delle tante lettere che le madri scrivono ai figli per sostenerli ed allievare le loro pene.

Vogliamo condividere con voi questa speranza “è solo una nuvola nera che passerà presto”. Anche noi ci auguriamo che questo tempo di guerra finisca!


“Mio caro figlio in molti mi hanno detto di scriverti

Rispondevo che noi non abbiamo bisogno di scambiarci i messaggi perché ci incontriamo ogni mattina al levarsi della rugiada, ci incontriamo in ogni sogno all'Ombra del Gelso di casa nostra. Te lo ricordi ancora? L'ho potato da poco sai ma è sempre maestoso in primavera, danzo ancora al ritmo dei ricordi sotto la sua chioma verde

Sai figliolo oggi parlato di te alla vicina mentre guardavo gli uccellini volare intorno alla casa.

Ti ho paragonato a loro perché anche noi palestinesi come gli uccelli amiamo la libertà, non possiamo vivere in gabbia, non sopportiamo una vita in schiavitù, la nostra è una vita che non conosce confini ma solo il cantare del mattino.

Tu figliolo volerai di nuovo in alto, manca poco ancora qualche stagione e dal Gelso raccoglieremo insieme le more e qualche foglia per la tomba di tuo padre; sai quanto amava questo gelso e le sue foglie.

Quanto a me sono sempre qui. Risistemo le pietre di casa, mi prendo cura del nostro terreno, preparo il pane la mattina e la notte mi sveglio per la preghiera dell'alba.

Non stare in pensiero per me nonostante il trascorrere degli anni stia lasciando la sua firma sul mio corpo, io sono ancora forte come il gelso e forse di più.

Mi manchi figlio mio. Mi mancano i tuoi racconti che parlano di me e della patria. Mi manca la tua filosofia che non capivo poi tanto ma che ho comunque sempre sentito dentro di me e che forse ora riesco a comprendere meglio.

Mi manca sedermi con te a parlare immerso nei tuoi pensieri. Mi mancano la tua compagnia e la tua dolcezza.

Figlio mio ricordo ancora il giorno in cui mi hai letto da un libro “che la vita è difficile e non è come un cavallo che puoi spingere al galoppo a colpi di frusta” per questo comprendo bene il significato dell'attesa: anch'io la vivo giorno dopo giorno.

Mi dicevi sempre “anche se il mio amore è flebile e lontano sarà per te una fonte di luce e perseveranza.

Ti amo tanto figlio mio, non disperarti perché neanche io mi dispero.

Continua il racconto di ciò che sarà: tu sei il futuro.

Questa è solo una nuvola nera che passerà presto: poi scrollerai dalle tue spalle la polvere depositata dal tempo e mi racconterai della tua storia in prigione e dirai a tutti che sei stato un combattente coraggioso, sarò orgogliosa quando tutti parleranno di te e io potrò dire che sei mio figlio e che ti prende cura di me.

Non mi dilungherò oltre figlio mio: tutti ti salutano e sono con te: anche Umm ti saluta, è qui è lei che scrive questa lettera perché io come sai, non so né leggere né scrivere, eccetto quel poco che mi ha insegnato con grande pazienza e tenacia.

Prenditi cura di te figliolo e ci rincontreremo presto. Prima che rispuntino le foglie del gesso o poco dopo.

La tua cara mamma”

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